Smartworker: chi sono e cosa fanno

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Smart Worker: chi sono e cosa fanno

Chi sono gli smartworker? Cosa fanno?

Gli smartworker sono lavoratori che hanno approfittato di questa modalità lavorativa per non dover scegliere tra la famiglia e carriera; sono liberi professionisti che utilizzano il mondo digitale per (re)inventarsi una nuova dimensione o attività lavorativa.

Lavorare a distanza ha per me più benefici che ostacoli e non capisco chi si ostina, laddove possibile, a non prendere neppure in considerazione questa possibilità.

Il digitale ci permette di essere sempre iperconnessi e ci fornisce strumenti e soluzioni impensabili anche solo qualche anno.

Avvicinarsi a modelli di business sempre più smart e flessibili consente di aprire il mondo del lavoro anche a persone che attualmente ne vengono escluse per motivi di orari o di km.

Non si può pensare di fare tutto in un giorno e di trasformare la propria attività fino a diventare smart ma si può imparare, a livello organizzativo sia dalla parte dirigenziale che dalla parte del lavoratore, che deve imparare ad essere più autonomo e indipendente.

Quando un lavoratore (dipendente o autonomo che sia) riesce a conciliare vita e lavoro, non è più necessario uno stretto controllo per prevenire il recente fenomeno della Great Resignation.

Come in qualsiasi cosa, esistono però PRO e CONTRO.

Cosa significa smart worker

Il termine smartworker è un termine inglese composto da due parole:

smart: agile

worker:  lavoratore

Gli smart worker sono persone dunque che lavorano da remoto, lavoratori dipendenti o autonomi, che non sono vincolate alla presenza in un’azienda o in ufficio.

Si definiscono smart worker ma anche lavoratori flessibili e, spesso, nomadi digitali.

Attenzione però: lavorare in un posto diverso dall’ufficio non significa necessariamente essere uno smartworker.

Per essere davvero smart oltre alla flessibilità del luogo fisico ci deve essere anche la componente della flessibilità del tempo.

Quando si parla di smart working si ragiona in termini di obiettivi o per progetti invece che di orario.

Io ho scelto e fortemente voluto una dimensione da smartworker, fino a costruirmi una professione che mi permettesse di farlo.

Scelgo di non lavorare con clienti che mi chiedono una presenza costante e vincolante in un posto, a meno che non sia un progetto limitato nel tempo, quando non sia davvero necessario.

I numeri dello smart working in Italia

I numeri forniti dall’Osservatorio del Politecnico di Milano (Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano) indicano che in Italia questi lavoratori sono circa 305 mila (solo l’8% dei lavoratori dipendenti italiani).

Sono numeri ancora contenuti ma in forte crescita: gli smart worker sono in crescita del 14% rispetto al 2016 e addirittura del 60% rispetto al 2013. 

I progetti di smart working sono cambiati anche dal punto di vista qualitativo. Il 36% delle grandi imprese italiane ha già lanciato progetti strutturati (erano il 30% nel 2016), e ben una su due ha avviato o sta per avviare un progetto di smart working.

Così spiega Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working.

Le aziende che avevano già avviato sperimentazioni in questa direzione ora stanno ampliando il numero dei lavoratori coinvolti. Nel settore dei servizi, dove il lavoro si presta a una facile remotizzazione, le percentuali raggiungono quasi il centro per cento dei lavoratori.

Un fenomeno impensabile fino a qualche anno fa, per lo meno in Italia, più per un retaggio culturale che per una effettiva esigenza aziendale. 

Nel 2022 in Italia il lavoro da remoto continua a essere utilizzato in modo consistente, sebbene in misura minore rispetto allo scorso anno. I lavoratori da remoto oggi sono circa 3,6 milioni, quasi 500 mila in meno rispetto al 2021, con un calo in particolare nella PA e nelle PMI, mentre si rileva una leggera ma costante crescita nelle grandi imprese che, con 1,84 milioni di lavoratori, contano circa metà degli smart worker complessivi. Per il prossimo anno si prevede un lieve aumento fino a 3,63 milioni, grazie al consolidamento dei modelli di Smart Working nelle grandi imprese e a un’ipotesi di incremento nel settore pubblico.

(Fonte www.osservatori.net)

Smart work: un modo diverso di percepire il lavoro

Lo smart work non va confuso con il telelavoro (diversa dislocazione ma stesse modalità lavorative di chi è in azienda): è un modo nuovo di percepire e di responsabilizzare il lavoratore.

Lo Smart work porta necessariamente a considerare il lavoro con un forte orientamento al risultato e alle prestazione lavorativa più che al pagamento del tempo subordinato.

Ti misuro sui risultati, indipendentemente da dove e come lavori, apprezzo qualità e talento e lo faccio sviluppare.

Le persone, i lavoratori, vengono messi al centro della discussione: le esigenze diventano centrali insieme alle competenze e al diritto alla disconnessione.

E questo diverso approccio comporta ad un beneficio economico sia per l’azienda stessa che per il lavoratore!

Se vuoi approfondire il discorso dello smart working leggi anche questo articolo.

I vantaggi per il lavoratore

Con una gestione del proprio lavoro più agile, il lavoratore avrà:

  • una riduzione dei tempi e costi di trasferimento
  • un miglioramento del bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata
  • un aumento della motivazione e della soddisfazione

Un lavoratore più motivato diventa più produttivo, fino ad 15% in più di produttività!

I vantaggi dello smart working per l’azienda

Una produttività più elevata è decisamente un vantaggio anche per l’azienda. Oltre a questo altri sono i benefici che derivano da una gestione del lavoro più orientata allo smart working:

  • abbattimento dei costi per gli spazi fisici
  • miglioramento della produttività
  • riduzione dell’assenteismo

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Anche lo Stato sostiene il lavoro da remoto

Come ho già detto prima in Italia i numeri degli smart worker sono ancora esigui. Ma si avverte qualche piccolo passo in questa direzione anche da parte delle istituzioni. Infatti si è sentita l’esigenza di dare una regolamentazione legislativa a questo “nuovo” modo di lavorare attraverso la Legge 81/2017 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 135 del 13 giugno 2017: 

Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”.

Inoltre, proprio in questi giorni,  fino al 9 febbraio le PMI stanno aderendo al voucher di digitalizzazione: un’agevolazione per le micro, piccole e medie imprese, stabilita il  23 settembre 2014 attraverso un decreto interministeriale.

L’intento di questa misura è quella di permettere a queste attività di essere al passo con la tecnologia corrente, migliorare la loro efficienza aziendale, favorire l’accesso o migliorare la loro banda larga e ultralarga, l’aggiornamento professionale o la formazione ICT del loro personale, agevolare grazie alle nuove tecnologie forme di lavoro flessibili.

Anche il nostro Stato dunque sta spingendo in questa direzione.

Cosa spinge le persone a diventare smart worker?

Lo smart working non riguarda solo i dipendenti.

I professionisti già da tempo hanno adottato una dimensione sempre più nomade anche aiutati dalla tecnologia che permette l’abbattimento delle  spese sostenute per gli uffici e gli spostamenti.

Il mondo digitale e l’informatizzazione sempre più spinta sono le porte di accesso al mondo degli smart worker.

Per capire cosa spinge sempre più persone a diventare smart worker,  l’ho chiesto proprio a loro, i protagonisti.

È stato facile perché io ne conosco davvero molti. Infatti essere flessibili nel mondo del digitale è un must. Lavorando online, ormai pochi ti chiedono dove sia il tuo ufficio.

Lo strumento lavorativo diventa dunque anche il luogo di lavoro.

Le principali ragioni che sono emerse in risposta alla domanda perché diventare smart worker sono quelle che ti elenco di seguito.

Gestione dei propri tempi

Il lavoro 9-17 non sempre si accorda con i bioritmi naturali.

Alcune persone sono allodole: si alzano alla mattina presto e sono maggiormente attive nella prima parte. E altre invece del sono “gufi” maggiormente attive durante la sera e preferiscono andare a letto tardi.

sei gufo o allodola
Sei gufo o allodola?

Io per esempio sono decisamente un gufo: più produttiva la sera e a volte anche la notte. Potendo gestire i miei orari lavorativi mi organizzo a seconda delle (mie) esigenze.

Non più tardi della settimana scorsa avevo un lavoro urgente da consegnare entro le 9 am per un cliente che si trovava in Austria. Tempi stretti di realizzazione e altri lavori già programmati. Ho lavorato tutta una notte fino alle 5:30 di mattina, materiale tutto su cloud e via.

Poi alle 9 sono andata a “dormire”.

L’importante è che il cliente abbia ricevuto il lavoro in tempo.

Possibilità di scegliere dove lavorare

Lavorare dove si vuole non significa:

voglio lavorare dalla spiaggia con la bibita in una mano, gli occhiali da sole, pareo infradito e la sabbia tra le dita dei piedi.

Forse nei film.

La realtà è diversa, avere il Mac pieno di sabbia lo renderebbe inutilizzabile, lo schermo di un portatile al sole risulta illeggibile, per lavorare ci vuole concentrazione.

nomade digitale: scrivere spostandosi
Esempio di nomade digitale: ottimizzare gli spostamenti

Ma tra la spiaggia e una polverosa scrivania ci sono millemila sfumature di ufficio!

Io ad esempio questo articolo lo sto scrivendo su un treno tra Milano e Bergamo, di ritorno dalla visita al locale dove organizzerò una serie di eventi proprio sul mondo digital

Computer, connessione, concentrazione.

Miglioramento del work-life balance tra vita lavorativa e gestione personale

La frenesia lavorativa porta necessariamente a sbilanciare il tempo che dedichiamo a noi stessi, ai nostri affetti, agli hobbies in favore dell’attività lavorativa, dei progetti e del business. E se questo ci può andare bene fino a che sia lavoratori autonomi o imprenditori, da dipendenti si fa molta più fatica a tollerarlo.

Anche perché poi i problemi ce li si porti anche a casa.

Gli smart worker lavorano con orientamento al risultati, quindi organizzano anche la vita in questo modo. Ad esempio ci sono mamme che riescono a passare più tempo con i propri figli scegliendo di alzarsi la mattina molto presto per lavorare, qualcuno si concede delle viaggi e lavora da remoto sfruttando il tempo libero per fare poi il turista. 

Nel percorso We Only live Once uno degli argomenti principali è proprio il bilanciamento vita e lavoro: l’obiettivo è capire come poter definire e organizzare il lavoro per poter avere più tempo libero, attraverso strumenti e metodologie.

Aumento della motivazione e della soddisfazione

La responsabilizzazione delle persone porta ad un incredibile aumento della motivazione e quindi anche della soddisfazione.

Devo portare a termine un lavoro? Dipende da me.

Risparmio

La scelta di essere smart worker porta a due tipologie di risparmio.

  • risparmio economico: riduzione dei soldi destinati alla gestione dell’automobile, del gasolio, nessun budget destinato all’affitto o al mantenimento di un ufficio
  • risparmio di tempo: a volte ci si dimentica di quantificare il proprio tempo nel dare un prezzo ad lavoro. Il tempo utilizzato per spostamenti verso e dal luogo di lavoro ad esempio non può essere addebitato al cliente o al datore di lavoro. Eppure il tempo è una risorsa, ancora più preziosa perché esauribile. Gli smart worker, come detto sopra, possono sfruttare gli spostamenti per lavorare.  

Migliore produttività

È sufficiente organizzarsi bene e la produttività aumenta. Non ci sono continue distrazioni per l’arrivo di una email, pause caffè con i colleghi, telefoni altrui che squillano, vicini di scrivania che ti chiedono un momento di attenzione per risolvere un problema.

Comodità

La comodità di essere smart worker è impagabile.

Posso rotolare fuori dal letto e con i capelli arruffati, struccata e una tazza fumante di caffè in mano, accendere il pc e cominciare a lavorare, oppure farlo direttamente dal letto. 

Ovviamente questo è un’estremizzazione.

In ogni caso basta ricordarsi di non fare videochiamate!

Smartworking, l’altra faccia della medaglia

In effetti non è tutto oro quello che luccica e, ovviamente ci sono anche dei contro che non vanno sottovalutati. Non tutti sarebbero disposti infatti a cambiare la propria metodologia lavorativa, gli orari, l’organizzazione aziendale in favore di questa flessibilità.

Eppure tutti quelli che hanno scelto di essere smart worker ne sono estremamente soddisfatti.

Quindi significa che a tutti i contro hanno già trovato una soluzione.

Connessione

Datemi un wi-fi  e vi solleverò il mondo” (semi citazione)

Se hai deciso di lavorare ovunque, ma proprio ovunque, hai bisogno di una connessione con i contro fiocchi.  In Italia ancora esistono alcuni Comuni dove non si ha una connettività stabile. E non mi riferisco alla fibra. Basterebbe anche una Adsl.

Io sono rimasta due giorni senza linea. E questo non è assolutamente accettabile quando la connessione è uno dei tuoi strumenti di lavoro.

Quindi munisciti di Adsl, smartphone e hotspot e anche saponetta con connessione alternativa. Devi avere un piano B, C e anche D.

All’estero ho lavorato da coffee shop o anche da piazze pubbliche con una connessione Wi-fi free e senza alcun problema.

Solitudine e isolamento

Andare in ufficio in certi momenti  è piacevole. Circondarsi di gente che lavora, confrontarsi, parlare, fare brainstorming. E non ritrovarsi a parlare solo con i muri e gli animali domestici.

Essere smart worker non significa lavorare da soli o recludersi su un eremo (a meno che non sia una scelta). Anzi spesso di deve collaborare con altre persone geograficamente dislocate in posti diversi. La comunicazione e la condivisione è fondamentale.

Fissa dei momenti di condivisione in cui si fa il punto della situazione e si decide come procedere. Non limitarti alla mera condivisione dei file o di documenti. Condividi e scambia anche idee e sensazioni. Siamo esseri umani e le relazioni rimangono alla base della nostra esistenza.

Reperibilità

Se sei sempre presente ovunque sul web, ci sono persone che pensano di poterti contattarti a qualunque ora del giorno e della notte. Non farti trascinare in questo vortice.

Educa il tuo cliente: imponiti e imponi delle regole!

È fondamentale decidere spazi, tempi e modi.

E farli sapere anche agli altri.

Siamo smart (worker)?

Bene! Allora sfruttiamo i tool: impostiamo delle risposte automatiche, dei chatbot o altri strumenti che ci avvertano di  eventuali contatti e poi decidiamo noi quando e come rispondere.

In questo articolo ho raccolto un po’ di tool che uso per gestire il team e i progetti da remoto: Tool utili per lavorare online

Dove è il tuo ufficio?

Tutti frenetici e in perenne movimento, e poi… ti trovi davanti il cliente che ti chiede: “dove hai l’ufficio?”

E tu mostri il notebook e il telefono e sorridendo rispondi: “Qui”.

Subito la persona che hai di fronte cerca di dissimulare uno sguardo che va dal perplesso al terrorizzato e il fumetto sulla testa visualizza a caratteri cubitali la domanda:

NON HAI UN UFFICIO FISICO???

Come se l’esistenza di un ufficio reale a cui far riferimento rendesse più reale l’attività.

Se devi fare delle riunioni l’assenza di un ufficio può essere un problema…accogliere le persone sul divano di casa può non essere molto professionale.

Per fortuna esistono i coworking, cioè spazi che puoi affittare anche solo per poche ore e ormai se ne trovano un po’ ovunque .

Oppure anche qui ci viene in aiuto la tecnologia: le riunioni via web!

Impara a gestire bene le riunioni e si riveleranno molto più utili e produttive, senza le distrazioni e le perdite di tempo classiche.

Attenzione però: una riunione in ufficio o via Zoom non è la stessa cosa.

È importante  il imparare a padroneggiare il digital public speaking e capire le differenze dai meeting in presenza.

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