Paura di scrivere sui social? Ecco come superarla

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Paura di scrivere?

Hai paura di scrivere sui social e di esporti online?

A qualcuno può sembrare assurdo, eppure ci sono tante persone che vorrebbero postare sui social o sui blog, o anche commentare post altrui ma non lo fanno per un senso di inadeguatezza.

Se il tuo dubbio è scrivere o meno su LinkedIn, allora interviene anche la cornice di business e il confronto con altri professionisti del tuo stesso settore.

O, a volte, per la paura del giudizio altrui.

Ti è mai capitato?

Quando faccio formazione e consulenza sui social  e arrivo all’argomento contenuti, emergono sempre questi timori.

Sindrome dell’impostore: che cosa è?

Molto spesso la paura di scrivere sui social è dovuto alla cosiddetta sindrome dell’impostore.

La sindrome dell’impostore è stata introdotta nel 1978 dalle psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes e descrive una condizione psicologica particolarmente diffusa fra le persone di successo, caratterizzata dall’incapacità di interiorizzare i propri successi e dal terrore persistente di essere esposti in quanto “impostori”.

Fonte Wikipedia

Quando si è affetti da questa sindrome, nonostante le dimostrazioni esteriori delle proprie competenze, si è convinti di non meritare il successo, oppure di non essere all’altezza della situazione.

Spesso ci si mette a confronto con altre persone del proprio settore o con professionisti che svolgono un’attività analoga alla propria e si ha paura di scrivere sui social o di esporsi, per il timore che qualcuno ci dica che non ne sappiamo abbastanza o che quello che abbiamo scritto è errato.

Personalmente anche io sono stata vittima di questa sindrome, e non solo all’inizio. E ti assicuro che mi succede anche adesso!

Scrivo su questo sito, publico video su Youtube, faccio storie parlate su Instagram… insomma posso sembra una persona ben lontana dal sentirsi un impostore… e invece… capita ancora. Ma ho capito a cosa è dovuta e di seguito lo spiego anche a te.

Come superare la Sindrome dell’Impostore

Come si supera la sindrome dell’impostore?

Chiediti  a chi ti rivolgi

Prima di tutto identifica bene chi è il tuo ICA, il tuo target! Non sei una conferenza del tuo settore, stai parlando al tuo potenziale cliente. Molto spesso leggo articoli o post che sembrano più diretti a colleghi e competitor che ad un potenziale cliente.

Non temere di semplificare il linguaggio o i concetti: l’obiettivo è quello di farti capire e di spiegare al tuo cliente.

Indipendentemente dal tuo livello, il target a cui ti rivolgi ne saprà meno di te. Sei tu il professionista di riferimento.

Non confrontarti con chi è ad un livello diverso dal tuo.

Se hai appena iniziato il tuo percorso digitale o anche se sei presente da diverso tempo, ci saranno sempre altri professionisti che trattano il tuo stesso argomento. Seguili, ma non entrare in competizione. Piuttosto trova i tuoi punti di forza, la tua UVP e lavora su queste.

Non scrivere trattati scientifici.

Non devi scrivere segreti industriali o innovazioni tecnologiche. Sui social si fa content marketing, ovvero produzione di contenuti volti a far capire chi sei, posizionarti, e attirare potenziali clienti e accelerare il processo di acquisto.

  1. Parla (solo) di quello che conosci. Se non hai nulla da dire, non intervenire.
  2. Racconta la tua esperienza e il tuo parere. Nessuno può sindacare sul tuo pensiero.

L’effetto DunningKruger: 

Oltre alla sindrome dell’impostore esiste un altro fenomeno: l’effetto DunningKruger.

Questo effetto, che prende il nome dai due ricercatori che per la prima volta ne hanno parlato, è quel fenomeno per il quale chi non è competente in un settore pensa invece di esserlo.

È ben spiegato in questo video Ted:

L’effetto DunningKruger è l’incapacità di riconoscere i propri limiti e, contrariamente alla sindrome dell’impostore (che consiste nel sottovalutarsi attribuendo alla fortuna il merito del proprio successo), provoca un’autovalutazione non realistica.

Questo effetto non colpisce solo chi si sopravvaluta, ma anche chi invece sottovaluta le proprie competenze.

Come superare l’effetto DunningKruger

Chiedi feedback.

La parte più complicata del richiedere feedback è quella di ascoltarli. Eppure ti aiuta tantissimo. Inserisci nel tuo processo lavorativo anche la richiesta di feedback. Ti serviranno per migliorare il tuo servizio/prodotto e anche per avere dei punti di vista ai quali, probabilmente, non hai pensato.

Non smettere mai di imparare.

Scrivere contenuti ti spinge a informarti e formarti sempre di più , leggere, trovare fonti ecc. E tutto questo processo si trasforma in una competenza maggiore.

Attenzione a quando ti esponi

E adesso che sei pronto con i tuoi primi post, buttati e pubblica.

Inutile negarlo: scrivere sui social, ti porta ad esporti online ad una platea un po’ più vasta. Tieni presente che ti esponi anche a:

  • Giudizio
  • Opinione
  • Critica

Questi termini NON sono sinonimi. Eppure troppo spesso vengono confusi.

Lo so, a volte i commenti possono essere scomodi o fastidiosi, molto spesso anche fuori luogo.

Quando intervenire?

Prima di tutto capiamo la differenza tra i termini. Come faccio spesso, sono andata a leggermi il significato di queste parole sul sito della Treccani.

Opinione

Dal latino dal lat. opinio–onis, affine a opinari «opinare».

È un pensiero SOGGETTIVO, spesso frutto di esperienze personali.

Giudizio

Dal lat. iudicium, der. di iudex -dĭcis«giudice». Per estensione: sentenza, decisione, anche non di giudici.

Qualcuno che è al disopra delle parti e detiene il potere, emette un giudizio che dovrebbe quindi essere OGGETTIVO.

Crìtica

s. f. [dal gr. κριτική (τέχνη) «arte del giudicare», femm. sostantivato dell’agg. κριτικός: v. critico1]. Facoltà intellettuale che rende capaci di esaminare e valutare gli uomini nel loro operato e il risultato o i risultati della loro attività per scegliere, selezionare, distinguere il vero dal falso, il certo dal probabile, il bello dal meno bello o dal brutto, il buono dal cattivo o dal meno buono.

Se è giusto avere un’opinione, non è necessariamente (e formalmente) corretto emettere un giudizio che molto spesso risuona addirittura come una sentenza.
E per quanto riguarda invece la facoltà intellettuale di esprimere critiche, in questo caso è necessario avere le giuste competenze.

Dietro alle aziende, dietro i computer, aldilà degli schermi, oltre le telecamere ci sono delle PERSONE.

Dissentire va bene, ma ci vuole sempre correttezza e soprattutto rispetto.

Purtroppo molto spesso chi lascia un commento lo fa come sfogo e si dimentica dell’aspetto umano, nonché della responsabilità delle proprie affermazioni.

Ci sono stati diversi episodi di crisi mal gestiti nei commenti (mi vengono in mente la bufera attorno ai commenti del Social media manager di Inps piuttosto che a quelli della Barilla giusto per citarne due famosi) e lasciano un po’ l’amaro in bocca. Se ti interessa l’argomento crisi online in questo articolo ho scritto qualche suggerimento.

Allora cosa fare?

Rispondi ai commenti e interagisci con l’audience

Come brand, e quindi anche nel caso in cui tu sia un professionista, per essere coerente quando ti prepari a scrivere sui social dovresti attenerti alla tua matrice degli argomenti del tuo settore e ai valori che ti rappresentano (ho parlato della matrice argomenti-valori in questo articolo).

Ma non solo.

La coerenza comunicativa deve trasparire anche quanto interagisci con i post altrui o quando rispondi ai commenti.

 

Prima di tutto non ti preoccupare: non prendere i commenti come un attacco personale, la maggior parte delle volte non lo sono. In questa ricerca troverai un po’ di risposte al comportamento dei “leoni da tastiera”.

Tante persone non si soffermano a leggere tutto il post e si limitano magari solo alle prime righe.

Qualcuno commenta a sproposito e solo per mostrare se stesso.

Alcune persone vanno completamente fuori tema.

A me sono capitata dei commenti sulla mia pettinatura. Beh mi hanno fatto sorridere.

Non prendertela. Impara a dare il giusto peso alle parole.

 

Non sei obbligato a rispondere a tutti o a tutti. Ma se lo fai, attieniti al tuo TOV (Tone of Voice) e al tipo di comunicazione che hai scelto.

Se sono diverse le persone che possono rispondere o commentare, allora ci deve essere una social media policy.

Datti delle regole!

Avere delle regole stabilite a priori è di grande aiuto. Di seguito qualche tema da prendere in considerazione:

  • risposte: rispondi a tutti, anche a domande non in linea o che trattano di altro?
  • commenti: accetti commenti sopra le righe, li ignori o li cancelli?
  • provocazioni: come ti comporti con le provocazioni?
  • maleducazione: ricordati che quella è casa tua, non devi per forza accettare la maleducazione
  • flame: a volte i commenti portano verso argomenti diversi e possono generare parecchia interazione. Decidi se cavalcare la popolarità e alimentare il fuoco o se lasciare che si spenga da solo.
  • errori: capita a tutti di sbagliare. Puoi ammetterlo e scusarti (a me piace questa opzione) o far finta di nulla.

E ricordati che anche queste regole devono essere condivise (approfondisci il discorso dell’employee advocacy in questo articolo) , come per la vision, con il team!

 

 

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